Gareggiare alle Olimpiadi è stato il suo sogno sin da bambina, quando alla velocità preferiva la resistenza. Era una predestinata del mezzofondo, si allenava tutti i giorni a Grosseto. Ma all’età di 17 anni il destino ha voluto cambiare le carte in tavola, proprio mentre era diretta al campo di gara. Era il 5 giugno del 2019. Un’auto ha investito lo scooter sul quale stava viaggiando. Alla guida il papà, lei dietro. La prognosi è stata la peggiore per un’atleta: amputazione dell’arto sinistro sopra il ginocchio.
Un sogno spezzato? Macché. I programmi di vita possono cambiare ma quelli sportivi no, quelli rimangono immutati anche se percorrono strade diverse da quelle immaginate. Proprio quel giorno nasceva una nuova stella del paralimpismo mondiale: Ambra Sabatini.
Livornese di nascita ma grossetana d’adozione, 22 anni, la giovane atleta vanta già un palmares da Hall of Fame: medaglia d’oro olimpica (2020) e mondiale (2022), primo posto alla Coppa del Mondo di Dubai (2021), tutti risultati ottenuti nella distanza regina: i 100 metri piani. Risultati che hanno convinto le autorità del Coni ad affidarle la bandiera italiana durante la manifestazione di apertura di Parigi 2024. Che poi la gara non sia andata bene è un altro discorso, Sabatini ha davanti a sé anni e anni di altre corse e di altri successi. Non sarà facile dimenticare la caduta che le ha strappato dal collo quella che poteva essere la seconda medaglia d’oro olimpica ma anche queste dinamiche rientrano nella crescita sportiva e personale di un’atleta.
“Supererò anche questa” aveva commentato a caldo alla tv nazionale. E d’altronde come non credere a una ragazza che, il giorno dopo l’incidente, ha la lucidità emotiva di fare il bilancio di ciò che le era rimasto anziché piangere su quanto aveva perduto. Lo ha ammesso lei stessa in una intervista alla vigilia dell’appuntamento olimpico. “Mi sono aggrappata al pensiero che, se avessi salvato la gamba ma con qualche menomazione, non avrei più potuto fare sport come prima. Invece, mi son detta, con la protesi potevo tornare a correre. Avevo perso il ginocchio, e questo rendeva tutto più complicato però mi era rimasto tutto il femore, ero sana e non avevo perso altri pezzi di me. Sapevo che certe barriere dovevo romperle il prima possibile. Quando sono uscita dopo tre mesi di ricovero, mi sono subito imposta di andare al centro commerciale con le stampelle e i pantaloncini corti”. E per ricordare (e ricordarsi) che nonostante gli imprevisti la vita va avanti e deve essere affrontata al meglio, ha voluto imprimersi sulla pelle un messaggio indelebile: “perfettamente imperfetta”. “Ho sempre creduto – spiega Sabatini – che siano le imperfezioni a renderci unici. Accettare le fragilità, che siano fisiche, mentali o emotive, non è banale e tutti faticano. Sono piccole sfide quotidiane che si vincono cercando di guardare noi stessi da un’altra prospettiva.
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Last modified: 26 Settembre 2024