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Sorridere oltre il buio: così Laura Capaccioli ha riscritto la sua vita

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Seduta al volante della sua Peugeot 106, stava affrontando la routine di un’altra mattina, 16 anni e mezzo fa. Il suo tragitto quotidiano lungo la strada dell’aretino che da Capolona conduce a Castiglion Fibocchi si trasformò in un incubo quando, all’improvviso, un camion le si parò davanti. Laura Capaccioli di quel momento non ricorda nulla, se non la brusca frenata che ha preceduto l’impatto frontale con un camion. Al suo risveglio in ospedale, Laura si trovò in un mondo ovattato, avvolta nel buio e nel dolore. Dopo quattordici giorni di coma, si trovava immobilizzata in una stanza semibuia, con una tracheotomia nella gola e flebo che la circondavano. 

All’epoca, aveva appena 31 anni e i sogni di una giovane donna sembravano svanire nel nulla. La sua vita fu stravolta: il percorso di riabilitazione che la attendeva si rivelò lungo e arduo. La prima doccia in autonomia riuscì a farla dopo anni dall’incidente. Il tragico impatto le costò un occhio e la privò dell’uso di un braccio e della caviglia sinistra.

Laura ha raccontato la sua esperienza alla stampa locale con un misto di tristezza e determinazione: “Ero giovane quando è successo. L’incidente e l’invalidità permanente mi hanno fatto sentire stonata, sia dentro che fuori. Ma non mi sono arresa. Ho riflettuto a lungo sulla rabbia e sulla frustrazione; ho capito che non mi avrebbero portato a nulla. Anche se la vita mi ha messa alle strette, ho scelto di alzare la testa e continuare a sorridere. Il mio sorriso non è falso né ipocrita; è una scelta per accettare questa nuova realtà, che non assomiglia più a quella che conoscevo, anche se ora che mi sono ripresa, la fisioterapia e i controlli medici fanno ancora parte della mia vita.” Oggi, Laura è autosufficiente. Guida e lavora, riscoprendo una passione che l’ha sempre accompagnata: la scrittura. In questi anni, ha pubblicato quattro libri, ciascuno con una propria unicità. L’ultimo, fresco di pubblicazione con Europa Edizioni, si intitola “Gli occhi addosso” e narra la sua storia, una trama di sfide, coraggio e rinascita.

La riacquisizione della sua autosufficienza non è stata semplice. “Ho lavorato duramente, affrontando percorsi lunghi di logopedia e fisioterapia. Ero lontana da casa, ma i miei genitori mi hanno portato in un grande centro riabilitativo di Correggio, dove sono stata seguita con grande cura.” Nonostante le sfide, come la perdita di un occhio e la limitazione nell’uso del braccio sinistro, Laura ha deciso di affrontare il dolore con determinazione. “Ho una caviglia bloccata e zoppico. Ho dovuto decidere di bloccarmela dopo un intervento che mi ha causato un dolore insopportabile. Ora il dolore è più gestibile, ma una caviglia bloccata significa rinunciare a molte cose: mai più tacchi alti, mai più mettermi in ginocchio o correre. Devo stare attenta a ogni passo che faccio.”

E per quanto riguarda il camionista coinvolto nell’incidente? Non successe nulla. Dopo sei anni di udienze, il giudice – racconta Laura con amarezza – “mi diede torto al cento per cento. Ho guidato rispettando il limite di 50 km orari su una strada pericolosa, ma la colpa è ricaduta su di me. Non ho ricevuto alcun indennizzo, ma almeno mi hanno riconosciuto una pensione di invalidità perché stavo andando al lavoro.”

La storia di Laura è un vero esempio di resilienza e di lotta contro le avversità. Una testimonianza di come, nonostante tutto, la vita possa continuare e offrire nuove possibilità anche quando tutto sembrerebbe andato perduto.

Last modified: 10 Ottobre 2024